giovedì, gennaio 29, 2009

non suono la chitarra

la carta da parati
pareva proprio amata
nel farla si era armata
patendo vera pena

giovedì, gennaio 22, 2009

la festa

fece le bizze sulle piste
gli dissero con garbo:
impara l'arte da chi si fa da parte
adirato, si concesse di ridere di un orbo
la macchina si mise non distante,
là dove poteva guardarlo

venerdì, gennaio 16, 2009

pecore grigie

Dando le spalle
alla foto di un luogo famoso
addento una fuji:
mia madre ne ha comprati dieci chili

lunedì, gennaio 05, 2009

lunedi'

bussa alla mia porta
un venditore di calendari
se il palazzo pensa male di me
sono finito
l'estasi sta nel pagarlo
quanto quell'ombrello
che non abbiamo mai usato

sabato, gennaio 03, 2009

Marrone ( Brown )

La solitudine garbata di uno stronzo nel gabinetto
Le foglie dell'albicocco a novembre
La sacher spiaccicata sulla vetrina dell'ebreo
La scrivania ikea scheggiata
Il cappello di paglia marcito
Il mocassino di seconda mano
I pupazzi di cip e ciop
L'impermeabile del tenente colombo
I gusci delle castagne
La legnaia del giovo
La pelle dei venditori di rose
La marmellata di marroni
La faccia di cuoio
La pentolaccia bastonata
Quindici uomini sulla cassa del morto e una bottiglia di rum

venerdì, gennaio 02, 2009

la tonica

chiamavano 
dissero che il caffè era pronto
non sapevo cosa volesse dire 
a quel tempo
e ciò che so di queste cose
lo seppi solo dopo:
le seppie lo sapevano

quando ci si dimentica delle cose

Mi siedo, su un lussuoso trono.
Mi siedo su un lussuoso trono, appoggiato al palmo della mano.
Sono così discusse le mani degli altri. Delicate, d' oro. A volte grasse. Altre volte unte di focaccia, con il prosciutto: io non posso sopportarla; la focaccia col prosciutto è la focaccia che si fa donna. E le mani sono soltanto arnesi. C' è addirittura chi tende ad attribuire alle mani delle responsabilità. E' il caso di mani pulite. E' il caso di Ponzio Pilato. Ci dev' essere una spiegazione antropologica a questa centralità delle mani. Forse per via del sassofono. Non credo che sia per via della bicicletta, che secondo la nota barzelletta può essere condotta senza mani, nè piedi, nè denti. Io li adoro, i denti. I piedi invece mi creano un certo disagio. Una certa repulsione. E pensare che esiste una, come potrei definirla, corrente di pensiero, che li studia; una specie di lettura della mano, solo che si fa con i piedi. Una bella trovata per le coppie che non hanno più niente da dirsi, e un sacco di cose da inventarsi. L' idea di base è chiara, i piedi sono il simbolo di quanta strada faremo. A nessuno oggi verrebbe in mente una scempiaggine del genere, ora l' idea della strada come ascesa personale è quanto meno demodè: la maggior parte del tempo la passiamo seduti. Per strada ci stanno i barboni. Per le mani invece c' è ancora un minimo di credibilità, una speranza. A una condizione, che non si cammini sulle mani. Le mani aprono le porte. Puntano tutto sull' impair. Stanno a vedere se succede qualcosa.

diesis

di tutte le ipotesi
restò soltanto 
la speranza di non tagliare i limoni,
sarebbero rimasti ancora
a ricordare la casa