sabato, giugno 20, 2009

l'accumulazione come figura retorica

...e lui, che aveva capito male, restò sulla montagna per tre anni.
Fu cosi' che per la prima volta, l'Incertezza approdò sulle sponde granitiche ed opache del suo pensiero adolescente e chiese: quale è stata la tua colpa per tutto questo?
Zio Peperone osservò il freddo della montagna e l'infertilità della roccia e disse "della mia colpa sa il guanto toccato senza permesso"
Comparve allora l'Irrequietezza, tingendo di miraggi gli orizzonti della sincerità del suo pensiero e domandò: tu espii già la tua pena nella lontananza da casa e guardati, sei solo un bambino, prendi questi tuoi piedi e monda le tue colpe là dove il tempo è più mite e la terra reca frutto.
Egli scrutò ancora una volta l'impenetrabilità della montagna e l'incomunicabile alienità della roccia e rispose all'Irrequietezza: "fui imputato e non giudice, accetto la pena in tutte le sue forme cosi' come accetto la legge di natura"
E l'Incertezza e l'Irrequietezza ritornarono da dove erano venute, contente soltanto del fatto che le loro domande avevano generato una risposta.
Ma venne un terzo visitatore che pose a Zio Peperone una terza domanda, a cui questo non seppe dare risposta diversa dallo scendere a valle quella stessa sera...

mercoledì, giugno 17, 2009

Vol. I n°1. L'inizio del percorso

Ridare un tocco di stile a iPiroga, ricominciare come promesso la sagra dell' arte, rinomato appuntamendo editoriale, solo questo mi preme.

In medias res...
Sulla pornografia molto è stato scritto, molto poco, per lo meno da me, è stato letto. Non mi è difficile tuttavia relazionare la pornografia all' arte. Una relazione evidente. Ancora una volta trovo confermata quella deliziosa massima, il noto ci è sconosciuto, sicuramente frutto di un pensatore di cultura francese: dunque se mi interrogo sul motivo di tale scontata associazione non posso far altro che perdermi in un flusso di pensieri.

Prima di tutto penso alla mia formazione, alle prime forme d' arte colle quali io sia venuto in contatto: l' arte sacra, senza alcun dubbio. E quando si parla di sacro nello stesso post in cui si parla di pornografia si evoca un tabù. Sicuramente non vi stupirà sapere che la parola tabù deriva dall' inglese taboo che a sua volta deriva da un vocabolo polinesiano: tapu; più interessante invece sarà la considerazione del fatto che tapu, in polinesiano, vuol dire sacro. Tabù mi fa pensare a Freud. Freud mi fa pensare al Novecento. Il Novecento alle vignette satiriche pornografiche. Ecco trovato il nesso!

Il Novecento, il secolo del sesso, l' osceno che si fa arte per nascondere i pudori di un qualche ipocrita, sicuramente omosessuale. Le cause, i sintomi, gli effetti: non sapremo mai se sia stato Freud, con le sue banalità, a riportare gli individui che si riproducono a parlare di sesso, o se si sia trattato di un' esplosione carnevalesca dopo secoli di chiesa. E possiamo intrattenerci a lungo con quesiti di tal sorta, salvo modificare il significato che siamo soliti attribuire alla parola intrattenimento, o in alternativa passare dal mondo delle idee al mondo dell' arte.

Ritorniamo ai polinesiani. Ci imbattiamo necessariamente in Paul Gauguin.



Le notazioni sul colore le lasciamo volentieri a coloro che, nel descriverci un quadro, ritengono di essere i soli dotati del dono della vista, e spiegando, come si spiega ad un cieco, quanto sia bello quel giallo o spessa quella pennellata, si fermano alla superficie del dipinto (forse la prospettiva avrebbe dovuto giocare un ruolo maggiore nel turbare le menti di questi Caran d' Ache). Noi invece dimostreremo come dietro ogni dipinto vi sia una storia, e non un lieto fine. E partiremo dalla Polinesia, forse per arrivare a Egon Schiele, se non sbagliamo Reeperbahn.

domenica, giugno 14, 2009

sabato, giugno 13, 2009

mi sono ricordato che ognuno si scrive senza i

C'era una volta, ieri, un uomo del cui nome non sapreste che farvene, perchè tanto non lo conoscete, e comunque non è importante. Quest'uomo aveva tre figli, ognuno dei tre aveva due figlie, tutte maritate, e tutte avevano avuto un figlio. Da questo si deduce che tutti i figli avevano cognomi diversi. Uno di loro abitava in una casa nè troppo grande nè troppo piccola, dove la pulizia e la modestia erano le uniche cose veramente ostentate. Un grande silenzio riempiva la casa, troppo grande per il bambino e troppo piccola per il padre, che per motivi che non ci sono dati conoscere, stava sempre in giro e tornava solo il giorno di santa Liberata.
Uno di questi giorni, entrando in casa, trovò il bambino che giocava con i suoi guanti e per questo gli diede uno sganassone, dicendo: "vai sul monte e pensa tre giorni a quello che hai fatto, quando tornerai troverai una ricompensa ad aspettarti"
Fu cosi' che Zio Peperone, che ancora non si chiamava cosi', si incamminò nell'imbrunire verso la cima...

giovedì, giugno 11, 2009

zio peperone

Quando sono nella doccia mi sembra chiaro cosa voglio scrivere, poi arrivo qui e boh, tutto tace. Sarà colpa di questo? No, ho paura che se metto la musica sarò traviato, offuscato, confuso. E invece voglio raccontarvi una storia.
Ma non è una storia da vecchio stronzo cantastorie sparacazzate ubriaco di sinistra seduto su un ceppo circondato dai suoi discepoli debosciati che si fanno le canne e suonano la chitarra osannandolo, no.
E' semplicemente una storia, una cosa poco nonsense, a cui potrete attribuire il senso che vorrete.
E non è una storia di quelle da uomini con la bocca grande ed il pisello piccolo che nei loro ritrovi si danno manate sulle spalle e cantano canzoni di destra che inneggiano a fatti che non hanno mai sperimentato.
E non è nemmeno una storia da saccentoni di centro, che si scaccolano con le dita degli altri per non sporcare le loro, e che ciarlano di vento e giustizia insieme a quegli altri modaioli dei non-schierati e degli apartitici.
Eppure, non si tratta di una tirata sulla politica, o di un dramma a tesi o di un racconto senza nome, tramandato oralmente da vecchi saggi illuminati imbottiti di viagra, è una cazzo di storia, o fiaba, o favola, e non mi interessa se ci sono o no animali che parlano o si fanno di coca o se l'eroe ha un obiettivo o un fine, è una storia vecchia e sporca e rude ed ingiusta proprio come la vita, è la storia di

Zio Peperone

mercoledì, giugno 10, 2009

domenica, giugno 07, 2009

mercoledì, giugno 03, 2009

martedì, giugno 02, 2009

lunedì, giugno 01, 2009