domenica, maggio 30, 2010

sabato, maggio 29, 2010

Estati d'animo (prima parte)

Era una notte buia e tempestosa, o almeno lo era stata.
Si girò per osservare meglio i suoi compagni di sedile, fingendo di guardare qualcosa nel finestrino opposto.
Erano entrambi uomini: assonnati, rasati, imbarazzati. Nella macchina dominava una certa sensazione di inqietudine sin da quando erano entrati nel Giorno. L'instancabile illuminazione prometteva contemporaneamente un'abbronzatura perfetta ed allucinazioni da insonnia.

Il passeggero davanti portava ancora la mascherina ma doveva essere sveglio già da un pò, l'aveva sentito rovistare alla cieca nel portaoggetti della portiera. Si erano a malapena intravisti quando era salita in macchina, la sera prima. Difficile ricordarsi chi fosse, i viaggi erano diventati tanti da confondersi tra loro.

Il guidatore si rivolse a lei in un inglese stentato: sarebbe stata la prima a scendere.
Guardò fuori dal finestrino, questa volta il suo. Le cose apparivano finalmente nel loro colore, anche se la stessa luce che li rivelava aveva stinto ed arso i toni. La macchina rallentò, incuneandosi in quelli che prima dovevano essere stati pregiati vigneti.

Sorrise: sarebbe tornata ad indossare gli occhiali da sole.

sabato, maggio 22, 2010

Estati d'animo

Insomma: questa riflessione spocchiosa dai toni inquisitori non è in grado di portarmi da nessuna parte. La conoscenza delle vie della conoscenza e la conoscenza della conoscenza delle vie della conoscenza e seguenti è difficile da affrontare nel modo che ho usato finora senza una metodologia scientifica e l'utilizzo di una terminologia specifica. Il rischio è quello di ricadere continuamente in una tautologia sterile e noiosa.

Per rispetto di coloro che queste riflessioni le operano in seguito ad uno studio approfondito, studio che in genere richiede un certo silenzio, mi addentrerò ulteriormente in queste riflessioni avvalendomi di un silenzio rituale. Un silenzio nè reale, nè metaforico, nè semplice sotterfugio per sottolineare con maggior chiarezza i punti d'interesse.
Inutile cercare di dilungarmi nella natura di questo silenzio dopo essermi finalmente allontanato da un linguaggio troppo tecnico che non sono in grado di padroneggiare.

I metodi cambiano, ma la ricerca rimane la stessa: la neotenia sottolinea negli adulti di oggi caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme giovanili degli antenati, la conoscenza è la consapevolezza della comprensione dei fatti ottenuti attraverso l'esperienza o l'introspezione, il tempo è ciò che collega gli adulti con gli antenati, il 'posteriori' con il 'priori', il prima con il dopo ed il dopo con il prima.
Con queste premesse, possiamo cominciare.

Era una notte buia e tempestosa...

giovedì, maggio 20, 2010

Lo Statuto dei Perdenti

Aveva ragione Cesare Lombroso? Aveva ragione Cesare Lombroso! Aveva ragione Cesare Lombroso ma.
Lo Spettatore Imparziale prende una sedia, la trascina in mezzo alla Via Pedonale, e ci posa sopra le chiappe pesanti. Come le vecchiarelle sull'uscio di casa nella Calabria più autentica, in silenzio spende il tempo nell'osservazione. Via Pedonale, bel nome.
Spettatore è di buona cultura, ha frequentato le scuole alte, conosce la storia, la filosofia, la musica classica, va matto per il Pop. Conosce Durkheim, Kant, Hegel, Benedetto Croce, Pufendorf, Lombroso. Si chiama Spettatore ma indossa panni da Narratore.
Anche l'inesperto sa discernere tra i folli e i sani, è capace di distinguere i briganti dai santi, le androcchie dai nani, i pederasti dai golosi. Mattoidi, Criminaloidi, Delinquenti per passione, per abitudine, per nascita, tutto giusto Cesare, ma, se permette, dimentica qualcosa.
Spettatore fa la voce grossa, con le mani finge goffamente di impugnare un microfono.
Pensa in terza persona ora : per poter afferrare il concetto occorre spostare l'occhio di Spettatore sull'altro lato della strada. Un fiume di gente mossa dallo sbattere delle sue ciglia.
La figura del barcaiolo gli ricorda un bambino dinoccolato che in treno leggeva Siddartha ad alta voce.
La Scissor Sister che non ti aspetti : la donna.
L'equivalente femminile degli atavismi maschili più del delitto è la prostituzione (Spettatore sobbalza sulla sedia per la forza del pensiero che ha formulato), parallelo femminile del furto dell'uomo. Segni di donna sono l'iracondia, l'intuizione, la propensione ciarliera; maggiore sopportazione delle disgrazie, maggiore irritabilità. Minori stigmate degenerative nel corpo femmineo hanno portato ad una minore frequenza di criminali-nate-donne, ma la preponderante emancipazione del genere femminile degli anni post-industriali, unita agli atavasmi appena descritti, hanno causato la formazione di una nuova amorfa forma maschile, che la società, onestamente, non può più ignorare.
Spettatore per un attimo dimentica di essere Imparziale e batte le mani forte.
Il Perdente, nè genio nè mattoide, nè brigante nè dannato.
Tira fuori un pennarello dalla tasca, e dall'altra un sasso piatto; non è grosso, ma può bastare : Spettatore scrive stretto, la classica scrittura imparziale. Il pennarello ha stampata sopra una donnina nuda. Spettatore c'è molto affezionato, ha scelto quel pennarello tra molti altri con molte altre donnine : ha scelto Lei.

Data : Oggi, giorno Qualsiasi, Breve Memoriale del Perdente

1 il Perdente non sa di essere tale fino a quando la Donna glielo ricorda, mascherando le sue intenzioni dietro ad un perbenismo sottile

2 il Perdente invece non si sente diverso dopo la rivelazione, sia ex ante che ex post si butterebbe nel fuoco per Lei

3 Lei, asfissiata, lo tradisce, il Perdente che assiste al tradimento della Donna reagisce in due modi : a) continua ad amare La Donna, b) cerca un'altra Lei, sperando lo tratti con più rispetto, ma ora si sente Perdente per davvero

4 il Perdente a) è Perdente Patentato : Lei lo lascia per l'Altro, Lui reagisce unicamente smettendo di guardare film a luci rosse, causa timore di disperdere il suo seme, ora improvvisamente diventato preziosissimo : serve per quando Lei ritornerà

5 Perdente b) è Perdente Tracotante : si crede un bello, un Perdente di Successo. Fa troppa selezione all'ingresso, si comporta da Gastone ma è Paperoga. Alcune Lei non se ne accorgono, ma Perdente le rifiuta, vuole il meglio : la Lei nuova, sconosciuta agli amici, mai vista bazzicare in giro, bella perchè misteriosa, così diversa dalla vecchia Lei, così perfetta per diventarne la nuova versione

6 Perdente a) sposa a 58 anni la vicina di casa, che gli abita a fianco da tutta la vita : Lei c'era quando la Prima Lei se ne è andata; è contento, ridimentica di essere Perdente

7 Perdente b) non si sposa, ridimentica di essere Perdente andando a prostitute : gli ricordano la Prima Lei. E' contento

8 Perdent

La sedia si rompe sotto il peso del sedere di Spettatore, il pennarello con la donnina provocante rotola dall'altro lato della Strada; un giovane virgulto lo raccoglie, lo sta per buttare via, ma vede Lei : lo infila nella tasca delle braghe, compiaciuto.
Spettatore Imparziale ora sa di essere Spettatore Perdente.

sabato, maggio 15, 2010

sineddoche

In Russia la spina si chiama rosetta.
Non sto parlando del fiore, ma della presa.
Insomma la spina elettrica, che poi di spine in Italia, ne ha tre.
Mi sembra più giusta la dizione russa: non c'è rosa senza spine.
Ma perchè rosetta?

Tutto questo farebbe pensare che conoscere molti dei nomi con cui vengono chiamate le cose ci permetta di conoscere meglio anche loro.
Ne dubito: avrà poi senso sentire il proprio nome trasposto in altre lingue?
Filippo, Philippe, Felipe hanno poco in comune, a meno di non metterli in riferimento all'amore per i cavalli o ad una persona in particolare.

L'esistenza di ipocrostici e soprannomi rafforza in qualche modo la mia tesi: la perdita del significato del nome non intacca il suo potere di riferirsi a quel Filippo che abbiamo nella nostra mente. Nel particolare quel Filippo sono io, che da piccolo mi chiedevo quanto segue.

A cosa pensa un'inglese quando pensa ad una farfalla? A 'butterfly' ? Quasi sicuramente non a 'farfalla'! Ed io, che l'italiano dovrei saperlo, penso forse alla parola con cui ci siamo accordati di chiamare quell'insetto (termine che a sua volta è frutto di una convenzione) o penso a lui attraverso i sensi con cui lo percepisco adesso? O all'idea che ho di lui? Ad una farfalla generica forse, ma particolare ed unicamente mia, nata nell'istante in cui ho avuto la coscienza che potesse esistere?

Difficile proseguire per questa via, di certo si può dire soltanto che è ben difficile, per descriverla a sè stessi, associare una farfalla a ciò di cui si nutre.
Per esempio del nettare di una rosa, o rosetta.

domenica, maggio 09, 2010

l'amore delle balene

L'amore visto da qualcosa che ha una lingua di più di trecento kili, chissà come si baciano.
E se non si baciano, il loro amore sarà poi vero come il nostro?
Chissà se invece il loro amore non è più sincero e più esteso, siccome sono costretti a nuotare anche nel sangue e negli umori di mille altre forme di vita. Se si può provare l'amore in quelle condizioni, deve essere necessariamente un sentimento più forte della vita stessa.
Mi sembrano ora illustri e rispettabili i loro richiami, persi nel buio delle profondità dell'idrosfera, gettati alla ricerca di orecchie che sappiano ascoltare.
Immagino sia difficile cercare l'amore in millequattrocento milioni di kilometri cubi d'acqua.

sabato, maggio 08, 2010

La sega

Una sega e' da non disprezzare,
anche il povero se la puo' fare.
Piace ai grandi ed ai piccini:
se le fanno anche i bambini.
Politici, impreditori,
ricchioni, dottori,
ristoratori!
Nessuno rinuncia alla pugnetta,
meglio di una sigaretta.
Preti, guru, baroni,
nessuno rinuncia a svuotare i coglioni.

Se ti dicono segaiolo?
Non ti curar di loro! (Guarda e passa)
con una mano in tasca
solletica il fagiolo.
Non dimenticare l' inseg(n)amento,
ti garantisce gran godimento.

Ma se un giorno delle brutte persone,
ci proibiranno la masturbazione?
Diremo no alla colazione,
no al pranzo, no alla merenda,
no alla cena:
ci lasceremo morire di fame.
Poco prima di spirare,
tireremo fuori il salame:
una bella sega.

venerdì, maggio 07, 2010

Drill, baby, drill!

Fontana dei Quattro Fiumi, Piazza Navona, Roma.

Dopo anni di riflessioni, sono convinto di essere uno snob. Spero sia una cosa passeggera: è seccante pensare che tutto diventa bello e meritevole solo se lo conosco e che di conseguenza mi entusiasmo per qualsiasi cosa. Esatto, come un deficiente.

Alcuni capisaldi di questa mia specie di sciovinismo sono: il considerare deplorevole l'utilizzo di o più semplicemente il riferimento ad opere altrui. Questo perchè credo troppo facile imbarcarsi sulle emozioni suscitate da qualcos'altro. Reputare meschino il riferimento esplicito alla politica e a fatti di attualità, peggio ancora quando il gossip entra negli affari di stato o di responsabilità sociale viceversa: mi crea il prurito e l'imbarazzo. Stimare infine un suicidio stilistico l'utilizzo di citazioni o di parole di lingue diverse da quella utilizzata. Linkare qualcosa, che schifo.

Come diceva Virginia Wolf: L'essenza dello snobismo è che vuoi far colpo sugli altri.
E' la notte dell'outing: credo che sia vero anche questo, lo so perchè l'ho provato sulla pelle.
Credi di essere un ispirato cantore, guardi la pulizia dei tuoi ragionamenti e credi che sia meglio concludere ora il tuo show, visto che sei all'apice. Poi ti ritrovi a scrivere una cosa cosi', ponendola all'interno di uno dei tuoi percorsi di riflessione di cui vai più fiero pur di sfatare tutti gli scheletri stilistici che ti rallenterebbero, negandoti ulteriori vie del pensiero.

Prima dell' anticatarsi finale, ossia citare me stesso, vorrei spiegare il titolo: "Trivella tesoro, trivella!" fu un espressione utilizzata durante la campagna elettorale dei Repubblicani Statunitensi del 2008 per indicare la volontà di incentivare l'estrazione di petrolio in alto mare. Ulteriori informazioni possono essere trovate qui.
In questo caso indica la volontà dell'autore di proseguire, di scegliere il sentiero difficile, in salita.

Le scale hanno gradini sempre più piccoli man mano che le si sale. L'ottima conoscenza dei primi, fondamentali gradini non è sufficiente, purtroppo. L'intarsio è secondario alla struttura. L'unica fonte di elevazione è l'accettazione di miglioramenti sempre più impercettibili e la fede che questi siano effettivamente, sommati tutti insieme, almeno un poco più in alto nella profondità del pensiero.

"Non siamo fatti per capire, tanto meno per conoscere. Quando capisci qualcosa ti fai una violenza, ti allontani dalla paradisiaca preistoria in cui l'uomo semplicemente c'era, forse ruminando poco elegantemente."