mercoledì, settembre 19, 2012

L'ultima volta che vidi Parigi ero cieco

Lo squalo toro stridette ancora una volta, costringendolo a restare. Il discorso sarebbe continuato, per vie parallele, dimostrando logicamente di essere nel frattempo accaduto soltanto alla fine: un pensiero parassita avrebbe intrattenuto gli interstizi dell'attenzione con laconiche melodie, assaporando ogni distrazione.

Gorgogliando fuori dalle fauci, la teoria che aveva tanto profetizzato prendeva forma: il tempo avrebbe prima o poi cominciato a scorrere lateralmente, cercando di ritornare indietro attraverso un percorso alternativo. Esponeva la sua logica timidamente, scusandosi per le interruzioni quel tanto che bastava per trasformare le stesse in solchi tangibili di silenzio.

Aveva senso, in quel momento instabile ed insicuro, come acqua improvvisamente senza il suo contenitore. Avrebbe presto piovuto, ed in ogni goccia avrebbero ritrovato lo sguardo misericordioso del predatore.